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Alzheimer: è possibile rallentarne il processo?

L’Alzheimer oggi rappresenta una delle più comuni forme di demenza neurodegenerativa presente nelle persone anziane, sebbene si siano avuti alcuni casi che hanno coinvolto anche persone più giovani. Una cura ancora non esiste, ma si potrebbe essere molto vicini a un grande risultato.

Che cos’è l’Alzheimer

L’Alzheimer è una malattia che porta a una lenta e graduale perdita della memoria, ed è causata dall’accumulo della proteina beta amiloide che provoca la creazione di placche tra i neuroni tali da portare alla distruzioni delle cellule nervose del cervello. Tale distruzione ha come inevitabile conseguenza la perdita non solo della memoria, ma anche delle funzioni sensoriali per cui per esempio non si è in grado di riconoscere i sapori, provoca evidenti difficoltà a esprimersi, ma soprattutto cambia il carattere della persona che ne è affetta generando stati confusionali, irritabilità e aggressività.

Tale patologia che oggi affligge più di 26 milioni di persone in tutto il mondo di cui 500 mila solo in Italia, prevalentemente anziane, ma la sua forma precoce può colpire anche soggetti più giovani, per questo si cercano farmaci e trattamenti che risultino realmente efficaci per contrastare lo sviluppo di questa malattia neurodegenerativa e forse qualcosa si sta muovendo.

Una cura per l’Alzheimer è possibile?

Un team di ricercatori dell’Università di Cambridge ha scoperto una molecola che potrebbe aiutare nella lotta all’Alzheimer : si tratta di una sostanza già presente nel nostro organismo e che può fermare lo sviluppo della patologia arrestando proprio la distruzione delle cellule nervose. In pratica, questa molecola si legherebbe alle fibrille amiloidi, tipiche della malattia, e impedirebbe la formazione delle placche amiloidi: ciò significa che anche se la proteina non riesce a contrastare l’origine della malattia, ne contrasta però lo sviluppo impedendo alle placche di ingrandirsi e, di fatto, alla malattia di progredire.

L’unica cosa che i ricercatori di Cambridge hanno sottolineato è la difficoltà di sintetizzare la molecola all’interno di una potenziale pillola da far assumere ai pazienti affetti dalla malattia, per questo ciò che in realtà si augurano è di poter trovare altre molecole che dimostrino una funzione simile e di cui sia effettivamente possibile l’assunzione da parte dei pazienti. Per ora dell’Alzheimer non si conoscono le cause che la provocano, ma solo che l’età avanzata rappresenterebbe un fattore di rischio anche se non è sempre detto che la malattia venga contratta da persone anziane. Per adesso non esiste una cura ma solo un trattamento farmaceutico che aiuta a tenerne sotto controllo i progressi per cui i pazienti affetti riescono in qualche modo a gestire la propria vita grazie all’assunzione dei farmaci che sono in grado di stabilizzarne le funzioni cognitive sebbene non per molto tempo. Ecco perché gli scienziati sono sempre al lavoro sulla scoperta di una possibile cura.